Il 2016 – la fine

Il giallo di una vicenda sportiva senza fine che ha rovinato la vita di tante persone

Non c’è pace per la Rimini Calcio, che attraversa un’altra bufera: come giudica questo nuovo passaggio critico?

La domanda è quanto mai opportuna e stimolante, anche se a distanza di oltre vent’anni provoca ancora in me sentimenti di rabbia, ribellione mista a frustrazione per le ingiustizie subite, ma vi ringrazio per esservi ricordati di me dopo tanto tempo ed in occasione del 22º anniversario dalla dichiarazione del primo fallimento (21/03/1994) considerato dai soci del tempo irreale, senza consistenza giuridica e tragico per le conseguenze morali, materiali, psicofisiche, professionali e sociali. È sempre difficile giudicare dall’esterno le situazioni che nel tempo sono venute a crearsi…comunque la situazione di oggi è figlia dell’Associazione a delinquere organizzata dalle Istituzioni: sportive, politico-amministrative, giudiziarie, bancarie Italiane e Sammarinesi, giornalistiche locali e nazionali e dai miei più stretti collaboratori giuridico-amministrativi e tecnico-sportivi transitati poi con i nuovi proprietari della società finalizzata alla truffa, estorsione, turbativa d’asta, diffamazione, ricatti, minacce, falsificazione dei bilanci, sponsorizzazioni fasulle, discriminazione professionale e politico-sociale. Mi permetto di fare queste affermazioni in quanto sono tutte documentate nei verbali della GdF, nella relazione del CTU costata centinaia di milioni di lire.
Pu essendo trascorsi oltre 22 anni la procedura fallimentare è ancora aperta.
Dopo oltre 16 anni di gestione Cocif a “caviale e champagne”, ma mi permetto di dire sulla mia pelle e sulle casse dello Stato – nel senso che le cooperative possono destinare i propri utili a iniziative benefiche culturali sociali e sportive –, l’indegna mancata iscrizione al campionato di serie C (2010/2011) con conseguente retrocessione al campionato dilettanti, ha comportato la costituzione di una nuova società patrocinata dal Sindaco come prevedono le nuove norme federali. Partendo praticamente dall’anno zero, questa società ha compiuto sforzi finanziari e organizzativi immani, per giunta con l’obiettivo immediato di vincere e tornare nel calcio professionistico di fronte a una città insensibile alle vicende sportive e non solo … dopo 100 anni di storia. La mancata iscrizione al campionato di C1 è stato il regalo Cocif per il centenario.

In che senso insensibile?

Nel senso che è pronta a esaltarsi quando le cose vanno bene, ma tremendamente critica quando le cose vanno male e le persone si trovano in situazioni drammatiche. Nel 2010 la crisi economica era già in fase avanzata e pertanto tutto è stato più difficile. Le promesse di aiuto da parte di tutti sono rimaste pie illusioni o un sogno irrealizzato. La poca conoscenza o incompetenza dei nuovi protagonisti dei meccanismi sportivi, forse mal consigliati, anche da chi aveva causato gravi danni ai miei tempi, ha fatto il resto. Il campionato con fatica è stato vinto ma il buco debitorio è diventato una voragine. Difficilmente bravi imprenditori hanno successo nel calcio o nello sport di squadra in generale se non dispongono di enormi risorse finanziarie e non provengono dal mondo economico che può utilizzare i benefici fiscali per il bene dello sport.

Sta di fatto che, pur con le differenze che pure esistono, si ripropone oggi la situazione che lei ha vissuto in prima persona oltre 20 anni fa, quando era amministratore unico: anzitutto, è corretto il parallelismo fra quel che accadde nel 1994 e ciò che sta succedendo oggi?

Repetita iuvant ma non è così Nel 2010, periodo di tremenda crisi economica/finanziaria/immobiliare, i soggetti scelti dal Sindaco avevano forse intravisto la possibilità di un business immobiliare, pertanto si sono lasciati coinvolgere in un’impresa da kamikaze con l’ apparente sostegno di tutti.

Lei ha più volte sostenuto e oggi riaffermato in maniera forse un po’ troppo forte di essere stato vittima di una macchinazione ordita dagli amministratori dell’epoca e alla fine solo lei (e pochi altri) ha pagato il conto di un fallimento, secondo Lei ingiusto e che si concluse a tempo di record: può dirci in sintesi come andarono le cose?

Nel ’92/ ’93, fino a marzo ’94, in pieno periodo di Tangentopoli e di Fraternopoli a Rimini, mi trovai con il cerino in mano (90% della società a zero euro ma con le fidejussioni bancarie per oltre due miliardi già sottoscritte) ed abbandonato da tutti: il ruolo svolto dagli organi federali, dalle istituzioni pubbliche e private dalla stampa sportiva e non, dai miei consulenti (nel breve volgere di appena un mese faranno parte attiva del progetto Cocif fino alla sua conclusione 1994/2010) e da alcune banche italiane e sammarinesi attivate dai miei predecessori per gestire la contabilità parallela/false fatture in accordo tra loro, fu palesemente pregiudizievole nei miei confronti. I progetti e gli obiettivi da perseguire erano altri. Anche ex soci, prestanome del gruppo Longarini (all’epoca patron dell’Ancona calcio) poi diventati brillanti politici fino ai giorni nostri, hanno avuto un ruolo non secondario nella tragica vicenda conclusa con il fallimento reale ma fasullo. La diversità delle situazioni del ’93/’94 con quelle di oggi e l’ipotesi del complotto delittuoso da me sempre sospettato, trova una conferma nel libro “La formazione” di Giuseppe Chicchi (sindaco di Rimini dal ’92 al ’99) nel capitolo dedicato al calcio e all’apologia, santificante Bellavista, considerato al tempo uomo della provvidenza, purché non si ostacolassero i suoi progetti.
In sintesi questi i fatti: da luglio al 30 dicembre 1993, data di richiesta di liquidazione volontaria, sono trascorsi 80 giorni dalla dichiarazione di fallimento (21/3/94) e appena 39 alla data dell’asta per l’assegnazione della società (29/4/94) al gruppo di coop. rosse Cocif/Conad/Sigla (sponsor dalle fatture fasulle) luglio: pagamento tassa iscrizione al campionato con il contributo (poi restituito per ricatto) di un giornalista, guarda caso fratello del futuro curatore: ideatore del fallimento pilotato-assessore della giunta Chicchi-socio ascoltato della BCC mutuataria-consulente del capitano per una scrittura di pagamento in nero degli emolumenti ecc.. tutto alla faccia del l’evidente conflitto di interessi. Fidejussione per iscrizione al campionato sottoscritta da 7 volontari (escussa al momento del fallimento per il pagamento degli stipendi e da me in parte rimborsata.. due giorni dopo l’emissione della fidejussione atto di precetto da parte della BCC alla prima rata di mutuo non pagata scaduta a maggio. Questo gesto ha comportato la chiusura di tutti i c/c delle società personali e familiari. In quei momenti entrano in gioco consulenti che per interessi.. politici e professionali mi hanno consigliato di chiedere la liquidazione volontaria con la speranza di riportare in bonus la società quando invece era stato tutto deciso alle mie spalle e sulla mia pelle. La sentenza di fallimento emessa per “ mancanza di liquidità” in presenza di zero istanze (avendo passato sei mesi senza poter compiere movimenti bancari sfido chiunque a dimostrare come avrebbe potuto risolvere il problema)! Nel 1995 gli ispettori ministeriali chiamati a Rimini per altre inchieste abbastanza eclatanti che vedevano coinvolti tra i protagonisti alcuni magistrati politici ( vedi interrogazioni parlamentari dell’On. Gasparri) e professionisti mi interrogarono per capire perché non avessi ricorso contro la dichiarazione di fallimento in quanto a loro parere non sussistevano le condizioni. Tutti gli interrogatori della GdF e dei magistrati vertevano suo reati che ho appena descritto e chiaramente non commessi da/me..
Tutto è rimasto lettera morta.

Cosa c’entra il sindaco dell’epoca?

Nel settembre 1992 essendo stato lasciato solo dalla vecchia proprietà, ho avuto la brillante idea di affidarmi alla autorevole capacità del sindaco Chicchi (eletto da qualche mese) per trovare aiuti finanziari per portare a termine la stagione appena iniziata. Devo dare atto, come poi è stato descritto correttamente nel libro che ho ricordato, dell’impegno profuso dal sindaco. Mi fu suggerita dallo stesso di rilevare la società a zero lire per avere maggiori margini di trattativa con i suoi interlocutori. La storia l’ho raccontata sul mio sito www.orfeobottega.it ma cerco di riassumere quello che io considero un progetto delittuoso delineato nel gennaio 93, dopo la trattativa saltata e concretizzato nel 94 con la dichiarazione di fallimento.

In sintesi, cosa accadde?

Il 14 gennaio 1993, giorno del mio gravissimo incidente d’auto, che è stato fatto passare per.. tentato suicidio, mentre io l’ho sempre considerato un tentato omicidio pur non avendo la controprova in quanto nessuna perizia è mai stata effettuata sul mio mezzo (manomissione freni), il consiglio comunale di Rimini, riunito in quel giorno, dava per definito il passaggio delle azioni ad un nuovo soggetto da me mai visto ed incontrato prima. Il giorno seguente, in ospedale, ho appreso dai giornali e dalle TV locali le condizioni proposte senza alcuna verifica dei bilanci e della reale situazione debitoria al 31/12/1992.

Quali erano le condizioni?

L’acquisto del 51%, pari a 400 milioni delle vecchie lire (39% il sottoscritto, 5% Montesi che ancora oggi si vanta di essere stato il promotore dell’arrivo a Rimini della Cocif e 5% Antonelli), gestione da febbraio a giugno 93 pro quota più una fidejussione bancaria da parte mia a copertura degli oltre 2 miliardi di debiti fuori bilancio. Quindici giorni dopo fui contattato dalla Cocif per un incontro, l’unico, in cui mi fu ribadito quanto avevo letto sui giornali, insieme alle considerazioni che non erano più interessati ad entrare in società per il trattamento riservato loro dalla stampa. Una vignetta del Messaggero riportava un cappio con la dicitura “via della Bottega Oscura”. Una trattativa-non trattativa al limite dell’estorsione saltò senza possibilità di dialogo. Nel giro di pochi mesi si sono succeduti fatti a mio parere finalizzati a concretizzare il piano diabolico che porterà alla mia rovina e che a distanza di 22 anni è una ferita ancora aperta sanguinante, come ho già detto, e lo sarà fino alla fine dei miei giorni.

Ammetterà che lei di leggerezze ne ha commesse, a partire dalle garanzie basate sui suoi beni e su quelli della sua famiglia. E alla fine pare che sul suo groppone siano rimasti circa 2 miliardi di debiti.

Ricevetti la telefonata melodiosa e gratificante della nostra banca di riferimento (successivamente commissariata) per la concessione di un ulteriore mutuo con ipoteca di terzo grado sulle mie proprietà e delle famiglie di mio riferimento per portare avanti la gestione. La mia stupidità, utopia, credulità e passione mi hanno portato ad accettare tale indecente proposta, finanziariamente parlando. Con quei soldi ho amministrato sei mesi la società riducendo all’osso i costi di gestione ordinaria e sportiva, pagando parte dei debiti pregressi in nero fatti dei miei predecessori abolendo le sovrafatturazioni per sponsorizzazioni con rapporto 1/4 come sempre fatto in passato. La lega mi riconobbe un contributo di 20 milioni per aver schierato la squadra più giovane e per la vittoria del campionato giovanile “giovanissimi nazionali”. I fatti salienti li ripercorro sul mio sito – e le mie affermazioni sono tutte documentate – ma la verità è che sono stato l’unico capro espiatorio, ho pagato sostanzialmente solo io, per gli altri protagonisti – a mio parere i veri responsabili – è arrivata la prescrizione. A me sono stati causati danni finanziari incalcolabili, quantificabili in oltre una decina di milioni di euro, oltre a quelli morali, fisici e professionali. Non è facile accettare sentenze di prescrizione senza alcun accertamento della verità, che hanno rovinato i giusti anziché i reali responsabili dei reati.

La disavventura della Rimini Calcio per lei ha significato uno tsunami che si è abbattuto sulla sua vita: quali conseguenze ha pagato e sta pagando, in termini umani, morali ed economici.

Non avendo ottenuto giustizia ho perso tutti i beni di famiglia per pagare tutti e ora rischio di riperdere anche la casa abitata che avevo riacquistato, forse con presunzione nel 2003, con mutuo trentennale non riuscendo a pagare le rate. Dopo 10 anni dal fallimento ho avuto il V dello stipendio pignorato, la liquidazione ed ora la pensione di funzionario pubblico. Dal ’94 al 2007 (data di pensionamento) integravo le mie entrate di funzionario pubblico con piccole consulenze assicurative, immobiliari, ecc.. compatibili con la mia professione, rinunciando a quelle incompatibili. Dal 2008 invece di avere un ulteriore incremento delle entrate, come mi sarei aspettato, sono stato penalizzato, espropriato anche di queste modeste consulenze.
In questi otto anni ho svolto attività di volontariato per sentirmi utile e provare a fare un po’ di bene per il tanto male subito. L’unica piccola soddisfazione è stata che da quando ho messo online il mio sito, fra 2011 e 2012, ho ricevuto diversi attestati di stima e solidarietà, ma tutto si è fermato lì. E nonostante abbia bussato a tutte le porte, non ho trovato una sola opportunità lavorativa da usciere, commesso,.. nemmeno in una coop. Sociale della Curia ecc.. e nonostante le mie competenze professionali, sindacali, commerciali, ecc..

Sempre sul suo sito, lei scrive di sognare di poter “avere un lavoretto per riuscire pagare le bollette di casa e dare un sorriso alla sua famiglia. Avere un po’ di soddisfazione e che qualcuno dica pubblicamente: Che porcata hanno fatto ad Orfeo!’” Qualche amico che preghi per me e per la mia anima. Aiuto!”. E’ un ultimo appello?

La fede, la speranza, la carità e l’amore per la mia famiglia mi hanno tenuto in vita fino ad ora.
Da molti anni curo la pressione arteriosa, la depressione, le apnee notturne ed ora devo subire un piccolo intervento chirurgico, tutte patologie derivanti da stress e tensioni varie. Pur pregando, da cattivo cristiano spesso vengo assalito da pensieri autolesionisti fino alle estreme conseguenze. Se nulla succederà anche dopo quest’ultimo appello o grido di dolore, mi vedrò costretto a compiere qualche gesto eclatante.. pur continuando a combattere con tutte le mie forze (quelle poche rimaste), seppur contro i mulini a vento.